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Intervento del consigliere Riccardo Fuzio al Plenum CSM sulla scelta di Santacroce
INTERVENTO DEL CONSIGLIERE RICCARDO FUZIO NELLA SEDUTA DI
PLENUM DELL'8 MAGGIO 2013 IN OCCASIONE DEL CONFERIMENTO
DELL'UFFICIO DIRETTIVO APICALE GIUDICANTE DI LEGITTIMITA' DI PRIMO
PRESIDENTE DELLA CORTE DI CASSAZIONE
E' con animo sinceramente
combattuto che mi accingo a riferire sui lavori della Commissione
Direttivi, da me presieduta, per il conferimento dell'ufficio posto
al vertice della intera magistratura e ad esporre i motivi di una
scelta.
1. Non è puro esercizio di stile affermare che i
candidati al posto apicale della Corte di Cassazione sono tutti
dotati di un profilo molto elevato e tale da legittimare per ognuno
la scelta in loro favore.
Particolare menzione va fatta, anche qui in maniera schietta e non
di maniera, per il cons. Gabriella Luccioli che, tra le altre
qualità, ha espresso un percorso di limpida affermazione della
figura della donna in magistratura e che ha saputo esprimere come
giudice, nei propri provvedimenti, attenzione e sensibilità elevata
per i diritti della persona.
Prima di affrontare le motivazioni della scelta in favore del
cons. Santacroce consentitemi di esprimere un ringraziamento
sincero al Presidente Ernesto Lupo che con attenzione culturale,
tensione morale ed umile impegno quotidiano (qualità che ci ha
voluto ricordare sono state l'insegnamento del suo maestro
Brancaccio) ha dedicato tutta la carriera alla causa della
giustizia del nostro Paese non sul piano meramente teorico o
dottrinario ma come impegno del giurista - magistrato che si sente
partecipe della funzionalità del sistema.
Diciamo grazie al Presidente Lupo ed a tutti i consiglieri,
nessuno escluso, della Corte di Cassazione e, consentitemi, della
Procura generale presso la Corte per avere difeso, con la propria
incessante umile e faticosa attività quotidiana, il ruolo della
giurisdizione e della sua autonomia in momenti tanto travagliati
della nostra società in particolare in Italia in un panorama
di ricorrente labilità normativa.
2. Oggi la Corte di Cassazione, per ragioni che
non è possibile né del tutto opportuno, in questa sede, illustrare
ha strenuamente difeso il proprio ruolo di orientamento della
giurisprudenza ma, inevitabilmente, è scivolata verso una funzione
di giudice di "terza istanza" con prevalenza quindi dello jus
litigatoris sullo jus constitutionis.
Non si può non prendere atto del continuo dibattito che eminenti
studiosi, penalisti e civilisti, hanno alimentato, soprattutto in
questi ultimi venti anni, a partire dalla famosa bozza elaborata
agli inizi degli anni '90 dal presidente Brancaccio e dal
Procuratore generale Sgroi - all'epoca componenti di diritto di
questo Consiglio - e riconoscere che, se pur tanta strada e tante
riforme si sono realizzate e superate, rimane il dubbio su come
risolvere non il ruolo ambiguo del vertice ma secondo me
l'alternativa, che il prof. Taruffo ha esposto da vari anni, tra il
punto di vista "interno" di cui sono portatori essenzialmente i
magistrati e che tende alla razionalizzazione dell'esistente ed il
punto di vista "esterno", non a caso rappresentato da chi non fa
parte della magistratura, in cui prevale l'atteggiamento critico
rispetto alla realtà attuale più propenso a cambiamenti radicali
che investano la struttura e l'organizzazione complessiva
dell'intero sistema giurisdizionale e non solo del suo
vertice.
E' una premessa questa necessaria perché la scelta che parte della
Commissione ha operato e che sottopone al Plenum è stata proprio
quella di operare una scelta che, nella obiettiva difficoltà di
giudizi sulla professionalità di così valenti candidati, esprimesse
non tanto una scommessa sulla qualità culturale e professionale
della persona né un premio (il massimo previsto nel nostro
ordinamento) alla carriera quanto il riconoscimento di una maggiore
idoneità a ricoprire questo ruolo.
Ebbene la ragioni esposte nella proposta possono essere così
sintetizzate.
3. Le peculiari caratteristiche
organizzative e di funzionamento della Corte di Cassazione e la
specialità delle funzioni direttive ivi svolte hanno indotto la
Commissione a dare adeguato rilievo, a parità degli altri
requisiti, all'elemento attitudinale del positivo esercizio delle
funzioni direttive in ufficio con una situazione organizzativa e
strutturale di grande dimensione e che richiede una ottimale
organizzazione dell'ufficio e che alla sua direzione sia preposto
un magistrato con qualità professionali concretamente sperimentate
nei rapporti istituzionali.
Il dott. Santacroce, che ha svolto e svolge attualmente funzioni
civili, ha maturato una grandissima esperienza in processi di primo
grado, di appello e di cassazione di rilevanza nazionale come
indicati nella proposta (dal terrorismo di destra e sinistra alla
criminalità organizzata, dalla loggia P.2 alla revisione del
processo Calabresi, dall'omicidio di Marta Russo a quello del
delitto di Cogne per citarne alcuni), così acquisendo una capacità
di gestione di processi ed impegni rilevanti per complessità e
molteplicità dei temi da affrontare.
Ha sempre dimostrato oltre ad una straordinaria preparazione
una speciale attitudine organizzativa che si manifesta in spiccata
capacità a individuare le questioni rilevanti ad affrontarle, con
rara propensione a semplificare le questioni complesse e a
individuare immediatamente la soluzione migliore". Qualità che lo
hanno fatto apprezzare sia nella funzione giudiziaria di merito sia
in quella di legittimità; estensore di sentenze aventi ad oggetto
le problematiche più delicate e complesse.
Nel corso della sua lunga esperienza in cassazione, quasi 11 anni
e mezzo, il dott. SANTACROCE ha dimostrato capacità dirigenziale
attraverso "la presidenza di numerosi collegi", la sua eccellente
"laboriosità e capacità organizzativa .. nel coordinare, insieme ad
altri colleghi, l'attività dell'ufficio "spoglio" destinato a
selezionare tutti i procedimenti ... allo specifico fine di
un'ottimale formazione dei ruoli di udienza".
L'attuazione della importante modifica che ha introdotto nel
settore penale la sezione autonoma per l'inammissibilità dei
ricorsi (art.610 c.p.p.) ha trovato nel dott. SANTACROCE un
convinto assertore ed una particolare predisposizione al lavoro
direttivo ed organizzativo facendolo entrare a far parte del gruppo
di magistrati che, a partire dalla metà degli anni 2000, hanno
avviato - sotto l'impulso e la guida del presidente Marvulli e del
presidente aggiunto Carbone - l'ideazione e la programmazione di
prassi virtuose di autoriforma del sistema giudiziario di
legittimità.
In virtù di tali doti il dott. SANTACROCE " ha attivamente
partecipato alla riorganizzazione e razionalizzazione dell'attività
attinente alla variegata gamma di materie assegnate alla prima
sezione penale, dimostrando impegno, assoluta disponibilità ed
acume giuridico" (parere del 10 maggio 2006); ha fornito un
contributo rilevante alla organizzazione del lavoro con "la sua
costante presenza in ufficio, quale addetto principale all'esame
preliminare dei ricorsi, il continuo contatto con la
cancelleria per dare suggerimenti ai fini di una più agile, valida
ed efficace organizzazione, nonché la collaborazione con la
Presidenza di sezione nella preparazione di periodiche riunioni fra
i magistrati della Sezione al fine di dirimere o prevenire
contrasti giurisprudenziali, divenendo un costante punto di
riferimento, anche per il suo continuo aggiornamento professionale,
espresso anche in varie relazioni congressuali su importanti
tematiche" (parere del 16.3.2007).
Grazie a queste sue qualità, spese interamente nella giurisdizione
- dato che, in questo contesto storico, merita di essere segnalato
per non avere egli mai chiesto o accettato di essere collocato
fuori ruolo - il dott. SANTACROCE ha qualificato subito la propria
presenza nelle funzioni di legittimità divenendo presto relatore di
importanti processi ed acquisendo la stima incondizionata di tutti
i presidenti della prima sezione penale della Corte di Cassazione
sino alle Sezioni Unite.
La convinta filosofia organizzativa del lavoro è stata subito
riversata dal dott. SANTACROCE anche nella direzione della
Presidenza della Corte di appello di Roma dove, con assoluto rigore
morale ed indipendenza si è reso artefice della necessaria attività
di vigilanza che ha condotto alla individuazione di episodi di
forte criticità nell'ambito della sezione fallimentare del
tribunale di Roma, oltre che agli interventi sui tribunali di
Latina e di Civitavecchia.
Sul piano organizzativo ha adottato svariate iniziative per una
maggiore comprensione delle realtà e dei problemi degli uffici con
l'ulteriore profilo di merito di avere svolto funzioni con la
doppia dirigenza per l'assenza per 3 anni su 5 del Dirigente della
cancelleria.
Ha presieduto il Consiglio giudiziario con precise e puntuali
prese di posizione anche nelle delicate pratiche relative alla
valutazione di professionalità, supportando i magistrati in
difficoltà, ma senza venir meno alle proprie responsabilità di
censura e denuncia delle inefficienze delservizio.
Il profilo della capacità di direzione si è espresso, infine,
nella valorizzazione massima del lavoro di squadra, nella
suddivisione dei compiti, nella distribuzione di varie deleghe
sempre poi controllate e vigilate, nella pronta risposta alle
necessità emerse anche nel corso della ultima ispezione.
Il dott. SANTACROCE, inoltre, nell'esercizio delle funzioni di
Presidente del Consiglio giudiziario, ha dato prova di particolare
sensibilità nella percezione di eventuali disarmonie organizzative
e nella indispensabile comprensione della concreta attuazione dei
progetti e delle eventuali criticità sapendo coniugare
autorevolezza e rispetto delle regole e distinguere tra
autoritarismo e responsabilità del ruolo che si riveste.
Il dott. SANTACROCE non è assolutamente estraneo alla realtà della
Cassazione, lo prova il suo progetto organizzativo con il quale ha
dimostrato la conoscenza ampia delle problematiche attuali della
Corte di Cassazione prospettando, pur mancandovi da cinque anni,
una acuta capacità di analisi dei temi e delle problematiche con
uno studio attento della dottrina, della giurisprudenza e della
documentazione delle ultime relazioni inaugurali dell'anno
giudiziario.
4. Prevalenza. Proprio rispetto a ciascuno
di questi indicatori il profilo del dott. SANTACROCE prevale
rispetto a quello di ROVELLI. Il pres. ROVELLI, che si pone ai
vertici della elaborazione interpretativa di determinati settori
del diritto civile e una notoria preparazione giuridica a livello
accademico, presenta però esperienze direttive meno rilevanti
rispetto alla complessità dell'organizzazione della Corte di
Cassazione.
Mentre il dott. SANTACROCE ha sicure capacità di direzione di un
ufficio complesso, un impegno costante al lavoro
d'insieme.
In questo momento storico la Presidenza della Cassazione ha un
doppio e gravoso onere: quello di proseguire sul piano
organizzativo l'attività delle due precedenti Presidenze (Carbone e
Lupo) e quello di rilanciare la funzione di orientamento della
giurisprudenza. Un duplice obiettivo che richiede una necessaria
capacità di coniugare il consolidamento dei risultati raggiunti con
l'indispensabile realismo e pragmatismo.
Il dott. SANTACROCE, che "nasce" come magistrato civilista e non
ha abbandonato la propensione all'approfondimento teorico del
diritto mai però disgiunto dalle concrete implicazioni con la
realtà fattuale e normativa, si dimostra magistrato provvisto di
una più ampia visione di insieme della giurisdizione rispetto agli
altri candidati e si propone come portatore di uno spiccato profilo
attitudinale di carattere direttivo più confacente all'ufficio da
conferire.
Nell'indicare le linee organizzative poste a fondamento del
proprio programma organizzativo per la Suprema Corte, il dottor
SANTACROCE dimostra, infatti, di ben conoscere la complessità della
Cassazione e l'estrema importanza delle concrete modalità operative
per l'individuazione e l'adozione delle migliori regole di
organizzazione della sua attività.
La consapevolezza di questo ruolo da parte del dott. SANTACROCE
emerge particolarmente nell'esposizione del suo progetto
organizzativo nel quale dimostra di comprendere che non sono
spendibili progetti miracolistici ma che per affrontare ed avviare
a soluzione alcuni dei problemi che affliggono la Corte - come la
maggior parte degli uffici giudiziari di merito - è necessario un
programma coordinato di interventi di medio e lungo termine. A tal
fine egli, prima di procedere ad innovazioni più efficaci, si
propone di partire dalla verifica degli effettivi carichi di lavoro
e dalla attenta ricognizione delle risorse. Un approccio, quindi,
nel segno di una continuità realistica e non puramente di
principio.
Il dott. SANTACROCE, in un compito così gravemente impegnativo,
sembra offrire maggiore garanzia di un approccio sistematico e
pragmatico insieme, affermando consapevolmente che "gli interventi
costruttivi ed i propositi generosi non possono offrire effetti
risolutivi se non sono inseriti in un piano organizzativo e
operativo che sappia sfruttare le risorse umane". In tale
prospettiva afferma che la "principale risorsa di un ufficio
giudiziario è il capitale umano e che, in un assetto organizzativo
come la Corte di Cassazione, liberando le intelligenze si
arricchiscono le dotazioni di base del sistema a parità di
costi".
Né tralascia il dott. SANTACROCE la consapevolezza del delicato
compito della Cassazione come giudice di vertice della deontologia
dei magistrati e degli avvocati.
Rispetto al livello di complessità richiesto, la specifica e
maggiore rilevanza dell'esperienza svolta dal dott. SANTACROCE, pur
se in ambito giudiziario di merito, concorre a delineare un suo
profilo attitudinale prevalente quindi anche rispetto a quello,
parimenti elevatissimo, del dott. ROVELLI.
Da ultimo, la Commissione ritiene che anche la maggiore conoscenza
ed applicazione della nuova disciplina di ordinamento giudiziario
consente al dott. SANTACROCE di essere preferito al dott. ROVELLI
nell'attività di Presidente della Corte di Cassazione e del suo
Consiglio direttivo e come componente di diritto del Consiglio
superiore della magistratura offrendo, anche in tale veste, quella
necessaria consapevolezza di rappresentare l'intera magistratura
italiana, con le sue difficoltà e le sue pregevolezze con le sue
responsabilità e le sue positività nella tenuta del sistema
giudiziario italiano, all'interno del massimo organo di governo
autonomo della magistratura.
Concludo affermando che, con questa nomina, assumiamo un impegno
di responsabilità e, insieme a noi, lo assume chi sarà nominato a
ricoprire un ruolo così importante nel momento di difficoltà della
giustizia in Italia.Un onere pesante verso i consiglieri della
Cassazione e verso tutti i magistrati italiani che hanno diritto ad
avere un buon dirigente.
Con un auspicio che prevalga la libertà dell'intelligenza,
rassicurando Lei Sig. Presidente che tutti i magistrati italiani
sapranno offrire, nell'esercizio e nel rigoroso rispetto delle
proprie attribuzioni ed in piena e reale collaborazione con le
altre istituzioni, un contributo efficace nel segno di quel "
coraggio innovativo" cui Lei ci ha invitato nel Suo ultimo
messaggio.